(in foto, la mia amica ed eccellente fotografa Samina Seyed al lavoro sul red carpet veneziano)
Tutte queste affermazioni rimarranno proiezioni del mio mondo interno, ma c'è qualcosa che durante la mia brevissima permanenza al Lido di Venezia mi pare di poter dire con certezza: tra i fotografi vince chi urla di più. Esili fotografe bionde con vestitini di seta e delicate scarpe con il tacco a spillo si trasformano nel giro di una frazione di secondo, modalità lupo mannaro per intenderci, e cacciando urli alla portata di un gondoliere a fine giornata e dopo quattro spritz, per far girare la testa alla star di turno. Poi ci sono quelli che la sera stanno sui libri, studiano tutti i nomi di chi mette piede sul tappeto rosso e hanno una memoria di ferro per cui riescono a chiamare per nome tutte le loro prede. E poi ci sono anche quelli che la sera fanno altro, magari passano le notti su photoshop a mettere a posto il girovita di Alba Rohrwacher, che pesa quarantaquattro chili, oppure a sistemare la pelle dell'adorabile bimbetto di The President di Makhmalbaf, o qualsiasi altra cosa, fatto sta che le star le chiamano dicendo "mister, here, on the left!" e "miss, to your right, please!"
I fotografi sono vestiti tutti quasi uguali e una delle poche cose che li differenzia è lunghezza e diametro dell'obiettivo. Cosa che deve essere un tema molto discusso perché più di una volta ho notato signori in giacca e papillon avvicinare le loro attrezzature per un sano e vivace confronto di peso, portata e potenza dei macchinari. Poi, ho notato un dettaglio teatrale: un gruppo di fotografi come quello di ieri sera sul red carpet di Venezia è capace di entrare in simbiosi assoluta, al punto mi muoversi in maniera sincronizzata, attrezzatura fotografica inclusa. La star accenna un passo a destra e loro, in perfetta armonia, tipo una compagnia di danza contemporanea, assumono la stessa postura, la stessa espressione ed eseguono gli stessi movimenti, in perfetta sincronia.
Ci si potrebbe scrivere una tesi, sulle dinamiche di gruppo dei fotografi. Io sarei capace di passarci i tre anni di dottorato a studiarmeli, lo ammetto. Sono qualcosa di troppo affascinante: in certi momenti sono aggressivi come leoni mentre cercano di catturare le loro prede e in altri momenti sono docili e pieni di stupore per ciò che hanno davanti agli occhi. Hanno una forma mentis che inevitabilmente è condizionata dalla loro professione, sono capaci di vedere dettagli di cui noi umani neanche conosciamo l'esistenza e hanno delle capacità percettive potenziate dal loro occhio fotografico. A volte sono più seri e concentrati delle loro ombre, mentre altre volte sono gioiosi come dei bambini, per esempio quando "giocano" al red carpet dopo che se ne sono andate le star e si fotografano a vicenda su questo leggendario tappeto rosso. Sembrano tutti molto appassionati del loro lavoro e anche un bel po' drogati dall'adrenalina da film festival.
Bellissima considerazione sull'aspetto bivalente di una stessa cosa: la grande e polverosa kermesse sul cinema e la vita quotidiana un pò stressante e, forse, appagante del mondo dei fotografi. Come Einstein, hai giudicato il punto di vista della relatività.. e penso che, sicuramente, sia molto più interessante la vita di tutti i giorni che la costruzione psico-cinematografica degli attori e, sopratutto, delle attrici che passano la maggior parte delle loro giornate a controllare le smagliature..o altro.
ReplyDeletePiccolo segreto. Non vince chi urla di più, ma chi sta seduto proprio accanto a chi urla di più. :D O urli o scatti per bene. ;)
ReplyDeleteChe segreto geniale! Non ci avevo pensato :-)
ReplyDeleteil povero Albert si sarà rigirato nella sua tomba dopo aver sentito questo confronto :-)
ReplyDeleteavrei qualche osservazione anche sugli attori in effetti