Sunday, 25 January 2015

I "best look" della domenica mattina

I signori della moda io li osservo da parecchio tempo. Si comportano in maniera molto curiosa agli occhi di una comune mortale come me, che nella vita si occupa di lallazioni, sviluppo emotivo e neuroni specchio.

Il comportamento che ho osservato include: indossare braghe corte e mocassini a piedi scalzi in pieno inverno, vestirsi con abbondanti pellicce color rosa maialino camminando su tacchi vertiginosi sui sampietrini di un centro città medievale e inseguire di corsa una elegante signora dai ricci biondi che si chiama Franca e apparentemente deve essere una specie di divinità molto venerata poiché ho visto gente contorcersi per riuscire a fare una selfie con lei in sottofondo, rischiando di essere travolta dalla massa.
L'universo moda mi incuriosisce e ho trascorso una notevole parte delle mie notti a meditare sul perché ti taluni comportamenti. Io guardo il mondo con lo sguardo di una psicologa e talvolta mi soffermo a interrogarmi a lungo sulle motivazioni del comportamento che osservo nei passanti. Mi affascina Giorgio Cerri, quel signore bolognese vestito sempre in maniera impeccabile, fino al dettaglio più minuscolo, con quelle sue giacche meravigliose e i guanti infilati nel taschino a mo' di pochette. Lui, che è una delle pochissime persone vestite bene a Bologna, ha un'eleganza indescrivibile e devo ammettere che l'altra settimana mi sono quasi innamorata all'istante quando ha detto "mi vesto sempre come se fosse il giorno del mio matrimonio". 

Rimanendo sempre a Bologna c'è il mistico Tatler, classic dandy anni '50 e bello come il sole, che ha numerosi fan club in via Rialto che si incontrano nei caffè locali per bere cappuccini, discutere sul fascino del signor Gianfranco e fare a gara a chi ha ricevuto in dono il sorriso più bello. 
Meraviglie impeccabili a parte, le mie osservazioni in termini fashion solitamente raggiungono il culmine in termini di diversità la domenica mattina. Se siete mattinieri, vi invito a fare un giro per il quartiere Santo Stefano la domenica mattina alle 9. Sotto i portici spunteranno, uno dopo l'alto, i mariti intellettuali della bologna accademica e non, con il domenicale del Sole 24h sottobraccio, i loro occhiali grossi, cappotti di lana e, per concludere il look alla perfezione, un bel cane di grossa taglia al guinzaglio. Già me li immagino, come rientrano a casa all'ora di pranzo aspettandosi di sentire il profumo dell'arrosto in forno per poi piazzarsi comodi nel loro angolo lettura in mezzo a muri di Marc Augé, Marcel Proust e James Hillman, con la pipa e il camino acceso. Belli, loro. Ne vorrei uno come nonno. 
Questo è lo scenario delle 9 del mattino. Passata qualche ora, inizierete ad osservare un drastico cambio di fauna. Intorno alle 12 inizia ad uscire di casa una certa tipologia di bolognesi che sembra fatta a stampo. La loro divisa consiste in pantaloni della tuta (rigorosamente firmati), giacca woolrich, occhiali da sole, new balance ai piedi e sigarette in mano. La maggior parte di loro tende a camminare fissando lo smartphone e sbattendo contro pali della luce e spalle di passanti innocenti. Il look prevede l'Aifòn più recente, ma ho notato che è tollerabile anche uno smartphone alternativo se le dimensioni dello schermo superano il diametro del palmo di una mano. 
Questo vasto gap negli outfit mi sorprende nuovamente ogni domenica mattina mentre sorseggio il mio caffè in piazza santo Stefano. Se ormai non ho più nessun dubbio sul fatto che sia l'abito a fare il monaco, il quesito del giorno è: per quale motivo quei signori delle ore 12 spendono una cifra esorbitante per dei pantaloni di felpa e delle scarpe da ginnastica, quando potrebbero investire la stessa cifra per un look elegante? Deve esserci un motivo per cui padri di famiglia quarantenni e oltre decidono di investire i loro stipendi in tale maniera, assumendo le sembianze dei ragazzini liceali che vedo in autobus di mattina quando vado al lavoro. Sarà una specie di midlife crisis anticipata? Uno sfogo per chi deve indossare giacca e cravatta per lavoro? Oppure tutto il resto è in lavatrice? 


Non so se avrò mai le risposte a queste domande esistenziali, ma sono certa di una cosa. La domenica è il giorno in cui puoi indossare ciò che vuoi, senza limiti imposti per motivi lavorativi, e quindi è (anche) il giorno in cui puoi esprimerti attraverso il look. Chi sceglie di indossare la tuta di domenica per andare in centro città quindi sta facendo una scelta, non è stato tirato giù dal letto in pigiama e trascinato in piazza maggiore per il cappuccio della felpa. 

Il modo in cui decidiamo di vestirci ha tanta influenza sulla nostra apparenza. La nostra apparenza influisce su come gli altri ci percepiscono, sulle credenze che hanno su di noi e su come si comportano con noi. Chi ci vede vestiti bene avrà un'impressione di un certo tipo piuttosto che un'altra. 

Che poi, magari, la prossima domenica mattina ti capita di fare l'incontro della tua vita mentre sgomiti per accaparrati la brioche al cioccolato bianco, in tuta. 




1 comment:

  1. Anche questo nuovo blog, interessantissimo, compare su www.arteturismoe.altervista.org
    nella pagina BLOG D.O.C

    ReplyDelete

Copyright by Valentina D'Alessandro . Powered by Blogger.