Monday, 14 July 2014

Zone di sviluppo prossimale e salti nel vuoto.

In psicologia il concetto di "zona di sviluppo prossimale" si riferisce all'apprendimento del bambino e di come avviene con l'aiuto degli altri. La ZSP è la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale, che può essere raggiunto con l'aiuto di altre persone, adulti o pari con un livello di competenza maggiore. Cioè lo strapiombo da superare con un salto di quelli lunghi lunghi, magari con la rincorsa, per lasciarsi alle spalle la propria zona di comfort e poter crescere.

zona di sviluppo prossimale

 

Dico così perché questa zona di sviluppo prossimale ce l'abbiamo sempre davanti, da 0 a 99 anni, e c'è sempre un modo di crescere ancora un po', c'è sempre una direzione in cui allungarsi, un nuovo orizzonte verso il quale sporgersi, ancora un po'. Io, per esempio, sono una di quelle che se la fa sotto quando si tratta di saltare in piscina da un trampolino di tre metri. Non lo farei mai e poi mai, ma neanche sotto tortura. Proprio no.

Eppure una volta mi sono fatta convincere a salire su uno di quei stramaledetti trampolini, "solo per vedere quanto è alto". E poi (come avrei dovuto immaginare e come penso il lettore avrà già capito da un pezzo), uno spintone a tradimento e via, ho fatto il volo nel vuoto. Ed è stato terrificante e mi è entrata l'acqua nel naso e ho aperto gli occhi sott'acqua e ho visto che ero quasi in fondo a quella stramaledetta piscina profondissima e per due secondi ho pensato che la mia giovane esistenza fosse terminata così. Poi sono riemersa, mi sono fatta due spritz campari con le patatine alla paprika, quelle puzzolenti che sanno di aglio, e la vita ha preso un colore diverso.

http://photo.aquila-features.org/p_turm.html

Intendiamoci, la paura dei trampolini non mi è mica passata e lassù io non ci metterò mai più piede, ma l'adrenalina post terrore ha un non so che di appassionante. Oppure sarà stata l'acqua gelida che mi ha raffreddato i neuroni, che ne so, fatto sta che mi sono sentita molto più forte e libera. A tensione scaricata tutto è diverso, le acque sono calme e le forze sono ricaricate.

Quello che conta è aver fatto il salto, da solo oppure con lo spintone a tradimento oppure con l'amico che ti prende la mano mentre il salto lo fai da comunque da solo. Perché una volta che ci hai provato tutto è diverso, non devi più passare tutto quel tempo a meditare sul terrore di fare il salto. Una volta che l'hai fatto, è fatta. E se va bene è una gran cosa. E se va male è ok comunque perché ormai è tutto alle tue spalle e sei pronto per nuove avventure.

Perché in effetti l'unico modo di farsi davvero male è rimanere fermi. Non muoversi, non crescere, non andare avanti con il proprio sviluppo, non allargare i proprio orizzonti, non mettere in discussione i propri punti di vista, le proprie convinzioni, le proprie abitudini. Perché sì, è vero, i dolori della crescita possono dare molto fastidio, e i nani di tre anni del "mio" asilo potrebbero raccontarvi una storia lunga sul tema. Ma i dolori della stasi? Quelli si che sono sono terrificanti. Lo sono perché sono gratuiti, perché non hanno alcun senso, non sono dolori che portano a una evoluzione, a un cambiamento, a un miglioramento. Sono dolori che danno fastidio e basta.

I bimbi del "mio" asilo? Hanno le ginocchia sfasciate, i gomiti doloranti, i graffi sulla fronte. A volte provano ad andare in bici senza rotelle sapendo di non esserne capaci e poi si schiantano contro un albero. Cadono, piangono, mi chiamano e io vado lì e li raccolgo da terra, li prendo in braccio e metto dei cerottini con le principesse sulle loro ferite. Un soffio sulla manina che fa male, un bacino sulla fronte e via, loro sono pronti per nuove avventure.

Proviamo a fare come loro, i veri saggi. Che avrebbero tanto da insegnarci, se solo fossimo pronti a cogliere ciò che ci vogliono dire.

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