Premetto che lavoro nel terzo settore da parecchi anni e che nella vita mi occupo di disabilità intellettive e neuroscienze. Il mondo della moda è lontano anni luce dalla mia quotidianità. Fino a pochi mesi fa ero convinta che bcbgmaxazria fosse il nome di un farmaco antinfiammatorio, per rendere l'idea. Il caso (o il destino, o il Signor Universo, sta a voi la scelta) ha voluto far entrare nella mia vita un pezzettino di fashion e quindi la settimana scorsa mi sono ritrovata catapultata nella New York Fashion Week.
La prima cosa che ho notato che tutti sono a caccia e che tutti corrono. I fotografi si spostano in massa, correndo alla velocità di chi è inseguito da una lepre, e poi si fermano, tutti appiccicati uno vicino all'altro, per fare i loro scatti. Sono abbastanza silenziosi nel loro lavoro. Io mi aspettavo delle urla come ho sentito al red carpet di Venezia, ma qui c'era un silenzio zen accompagnato da concentrazione e movimenti rapidi e decisi. Ho notato che ci sono due tipi di fotografi: quelli che vorrebbero essere fotografati e quelli che vorrebbero fotografare. Quelli che sono lì per fotografare sono vestiti in maniera abbastanza sobria ma comunque elegante, senza essere vistosi. Tra loro ci sono anche alcuni personaggi vestiti come se fossero dei fotografi naturalisti pronti a lanciarsi nel fango per scattare una foto di un animale selvatico al momento giusto. Ne ho visto uno bardato dietro a una specie di cappuccio rosso, di quelli che solitamente si usano per fare le rapine in banca, per intenderci.
L'altra categoria di fotografi è quella di chi si confonde con i soggetti da fotografare: a volte si tratta di fotografe belle come il sole e vestite da dio, mentre altre volte si tratta di personaggi abbastanza ridicoli con la speranza di finire sul blog di Vogue grazie ai loro look extra super esagerati che non hanno più nulla di fashion ma si avvicinano di più a una sorta di esibizionismo istrionico con un tocco a la Moira Orfei. In questa categoria degli esibisti istrionici vanno aggiunte anche le presunte blogger e le presunte PR ma soprattutto anche tutta quella parte di persone che viene alle sfilate con l'unico obiettivo di mettersi in vista e farsi fotografare. Questi soggetti si differenziano molto facilmente da chi è autenticamente interessato a una collezione o a uno stilista: in genere sono sconosciuti e vestiti in maniera da catturare l'attenzione, a volte in maniera talmente evidente che non si riesce a staccare lo sguardo. Quando gli scatti una foto ti chiedono chi sei e se pubblici la loro foto da qualche parte. E se rispondi che non sei nessuno (come ho fatto io, per esempio) ti fulminano viva con i loro occhi. Sfumature narcise a parte, c'è anche chi lavora sul serio. Ecco tre simpatici esemplari di lavoratori:
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Foto © Samina Seyed |
Vedere la fashion week è una sorta di avventura antropologica. Visto che io non me ne intendo minimamente di moda posso comprendere poco o nulla dei discorsi sul "mood" di una sfilata o sulla qualità del lavoro di uno stilista, Però posso osservare la gente. Posso vedere le persone in attesa di entrare, posso guardare i buttafuori americani che prendono il loro lavoro fin troppo sul serio. Innanzitutto, mi è subito venuto un dubbio sull'abbigliamento delle varie fashioniste, blogger, e modelle: come fanno a non morire di freddo?? Chi ha guardato il meteo sa che la scorsa settimana a NYC abbiamo toccato i 18 gradi sotto lo zero. Un freddo porco, se mi permettete il francesismo. Io avevo le calze di lana della nonna, la canottiera termica, i calzini di lana merino, le scarpe da ghiacciaio e una giacca a vento di quelle adatte per le trasferte in Siberia e Transilvania. Faceva talmente freddo che quei 3 secondi in cui tiri la mano fuori dal guanto per scattare una foto senti un dolore atroce e pungente, come mille aghi che ti pungono le mani. Non è solo freddo, è proprio dolore fisico ciò che si sente a queste temperature. I fotografi erano disperati: le loro macchine si bloccavano per il freddo, e infatti molti di loro hanno lavorato con due batterie che a turno scaldavano con il calore del corpo tenendole in tasca. Molti di loro avevano le lacrime per il freddo che scorrevano lungo le guance. E faceva talmente freddo che le lacrime quasi quasi si congelavano!
Eppure, nello stesso momento in cui io indossavo tutti quelli strati, accanto a me vedevo sfilare ragazze con i SANDALI, i vestitini di seta e le GAMBE NUDE. Ma come fanno? Dico sul serio. Prendono qualche sostanza che riscalda le vene dall'interno? Usano degli antidolorifici per non percepire il dolore provocato dal freddo? Usano abbigliamento intimo di tessuti tecnici formidabili? Io davvero vorrei saperlo.
Per accedere alle sfilate senza invito ci vuole una laurea in teoria persuasiva applicata, un outfit impeccabile e l'autostima a mille, tipo quella di Lady Gaga, Gabriele D'Annunzio o Silvio Berlusconi. Io non ero dotata di nessuna di queste tre prerogative. Per quanto riguarda l'outfit ho provato a fare del mio meglio, però vi ripeto ancora una volta che facevano -18° C e bisognava coprirsi per bene onde evitare broncopolmoniti et similia. La mancanza di capacità di persuadere l'ho aggirata guardando a terra e camminando dritta verso il mio obiettivo. Per la questione autostima cavalleresca meglio che lasciamo perdere. Per fortuna c'era la mia amica Samina, fotografa di moda, la donna "apriti sesamo". Fatto sta che in qualche modo sono riuscita ad avere accesso a questo curioso mondo e mi sono messa in un angolino a fare le mie osservazioni. Una delle cose più belle che ho notato erano le modelle di colore: sono bellissime, di una bellezza particolare, sembrano perfette, hanno la pelle perfetta, hanno i corpi perfetti e sono estremamente eleganti. Anche il pubblico di ragazze di colore era così. Ho visto delle ragazze dalla bellezza eccezionale, vestite in maniera molto minimale, con giusto un filo di make up.
Della fashion week mi è rimasta la curiosità di informarmi di più sulla realtà della moda. Il primo giorno ero abbastanza scettica, un po' per il freddo (ancora una volta, vi ricordo i -18°. Sapete cosa sono -18° vero?) che mi ha congelato le connessioni sinaptiche, un po' per il mio generico disinteresse per il mondo della moda, un po' per il mio pregiudizio che alla fashion week ci fossero solo pagliacci vestiti da sponge bob. Tutto è stato molto diverso dalle mie aspettative. E mi è rimasta dentro una specie di fame estetica di cui prima non ero consapevole. Ho iniziato ad apprezzare di più lo stile e guardare la gente in maniera diversa. Mi sono fatta la mia piccola cultura di fashion di in qualche giorno di NYFW e ho iniziato a guardare le persone anche per come si vestono: non tanto per cosa indossano, ma per come lo indossano. E qui c'è una differenza enorme! Ho visto una ragazza vestita esclusivamente con abiti di design costosissimi che non aveva neanche un filo di classe, e poi ho visto una signora con una semplice pelliccia nera portata con sottile ed emozionante eleganza. E poi ho visto una ragazza con le sopracciglia pettinate in fuori con il gel, tipo due mini antenne rasta che partono da sopra gli occhi. Insomma, dalle stelle alle stalle. Ora sarei curiosa di vedere la fashion week italiana. Sarà diversa? Gente con più stile? Oppure più esibizionisti travestiti in maniera allucinante per attirare l'attenzione?
Grande Vale :-)
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