Thursday, 19 June 2014

Perché ai lov Bologna.

C'è gente a cui le migliori idee vengono seduta sul cesso, e poi c'è gente, tipo me, che per pensare ha bisogno di nutrirsi del contesto, della sua energia, delle anime che ci vivono. Starmene seduta sul muretto sotto un portico di piazza santo Stefano per me è pura gioia, è aria fresca, è disintossicazione mentale.

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Ultimamente ho sentito opinioni molto contrastanti in merito a questa città: c'è chi Bologna la ama come se fosse una mamma accogliente, e poi ci sono i disillusi che sentono la mancanza della bologna degli anni '80 e '90.

Io negli anni ottanta avevo ancora il ciuccio e Bologna ho iniziato a viverla dal 2005. Per me è stato amore a prima vista ed è sempre rimasto così. Io di questa città sono innamorata, con tutti i suoi limiti, e questi sono sedici motivi per cui tutti i giorni in cui mi sveglio in questa città sono un dono. Perché certa roba succedesoloabologna.

1.) Sedermi in piazza delle sette chiese con un taccuino e scrivere. Appunti, e-mail di lavoro, blog, pensieri, buoni propositi, liste della spesa. Tutto è più ricco se è stato concepito in questo luogo.

2.) L'Archiginnasio. Un luogo che mi ha salvato non solo la carriera universitaria, ma anche la salute psichica mentre ero in mezzo all'ennesimo trasloco. In giorni di pioggia e di schifo e di odio, l'archiginnasio è una tana sicura in cui rifugiarsi. Una sensazione come quella descritta dal mitico Lucio: "una famiglia vera e propria non ce l'ho, e la mia casa è piazza Grande".

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3.) I professoroni universitari in giacca e cravatta De Paz con gli occhiali grossi e una pila di libri sottobraccio. Per me è adorazione allo stato puro.

4.) Il mercato della terra. Quello nel cortile del cinema lumiere ma anche e soprattuto quelli più popolari, nei centri sociali occupati come XM24 o il labas. Verdure direttamente dall'orto dei contadini, aperitivo con birra artigianale e panini vegetariani, tanta bella compagnia. E poi c'è Attilio, quello con la stampella che vende piazza grande, con cui facciamo a turno: una volta la birra la pago io, una volta la paga lui visto che siamo entrambi dei poveretti.

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5.) Il cinema sotto le stelle in piazza grande. E poi il Cinema Ritrovato. E poi il Biografilm festival. E poi il Some Prefer Cake festival. E il Divergenti.

6.) L'estate a Bologna e i concerti: i giardini universitari che si trasformano in palchi sotto le stelle, il covo che si trasferisce al bolognetti, il museo di arte contemporanea che insieme al cassero ospita il cavaticcio. Le amache all'arena puccini con i graffiti in sottofondo.

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7.) La comunità gay e lesbica. La libertà d'espressione, la diversità che tanto bene è integrata nel contesto urbano, le coppie di orsi gay che si tengono per mano sotto le due torri.

8.) I portici, soprattutto quando piove. Gli ombrelli sono roba per perdenti, a Bologna ci sono i portici. E poi, qualche volta, dopo c'è l'arcobaleno.




9.) I paradisi urbani nascosti dietro alti portoni di legno. Quando meno te lo aspetti, si apre un portone e ti capita di vedere il giardino di Eden di turno.

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10.) La biblioteca salaborsa e l'urban center. E' così che mi immagino il concetto di cultura accessibile a tutti, dalla mamma che va nell'angolino per bimbi con il suo cucciolo allo studente che si ferma in aula studio fino al clochard che sfoglia manuali di arte moderna seduto nelle poltrone Frau tanto comode.

11.) I giardini margherita. Per le passeggiate primaverili tra gli innamorati, per un tuffo nella neve in pieno inverno, e, perché no, per una stupida battaglia sociale tra idioti targati #bolobene e #bolofeccia (ve la ricordate? ;-) )

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12.) La vita pollegiata da quartiere. Il caffè al bar sotto casa con la barista che è la moglie del tuo vicino, le birrette con gli amici-clienti che abitano a cinque metri dal bar e non cambiano mai locale. Per sintetizzare dico solo bar Mike e Max, una leggenda.

13.) Le sdaure. E le sfogline. Quelle che saltano la fila alla coop e che ti chiedono una mano per scendere dall'autobus. Io una così la vorrei come nonna.

14.) Il cioccapiatti bolognese, quello che è capace di venderti il sapone di Aleppo in via delle pescherie vecchie a 19€ la saponetta, in tutto ciò facendoti pure credere di rivoluzionare la tua vita col suo prodotto.

15.) I T-Days. Che, diciamocelo, sono una gran rottura di Gabbasisi quando ti vuoi spostare con i mezzi pubblici, ma credo che sia il prezzo adeguato per lo spettacolo di vedere il centro storico senza macchine. Non c'è cosa più bella che camminare alle otto del mattino nel bel mezzo di via Rizzoli. E poi è sempre come una fiera degli artisti on the road e con un po' di fortuna si vedono degli spettacoli davvero geniali (facendo eccezione per le ronde di evangelizzazione che ultimamente si vedono in via indipendenza, s'intende).

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16.) E poi, perché Bologna è casa. Perché è qui che, come tantissimi altri, sono andata a vivere da sola per fare l'università e perché è qui che ho costruito la mia primissima casa. 

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Monday, 2 June 2014

Chi ha paura di Narciso?

Che la nostra sia una cultura narcisistica ormai è un dato di fatto. Siamo servilmente devoti ai mezzi di comunicazione di massa che prosperano su immagini superficiali ignorando sostanza e profondità. Consideriamo il consumo di beni materiali come la strada verso la felicità. La nostra paura della vecchiaia e della morte alimenta gli affari dei chirurgi plastici.

E poi ci sono le selfie. Le selfie ormai non sono più la novità del giorno, e oltre ad avere avuto l'effetto collaterale di dover mettere sulla lista nera di Facebook, quella delle serie "non ricevere notifiche", circa un terzo dei miei contatti per la quantità di autoscatti nel cesso e simili, mi incuriosiscono molto come fenomeno sociale.

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La selfie-mania ha raggiunto anche il papa. Facciamoci delle domande, amici. 

Selfie a parte, una sana e buona dose di amor proprio è fondamentale per il nostro benessere psichico e tracciare una linea per separare il narcisismo sano da quello patologico è molto difficile.  Individui narcisisti fortemente disturbati possono avere un successo straordinario in certe professioni e nella nostra società può rivelarsi come fortemente adattivo. Le forme patologiche di narcisismo si identificano attraverso l'esame della qualità delle relazioni interpersonali: una tragedia che affligge queste persone è la loro incapacità di amare. Qui potete andare a leggere i criteri diagnostici per il disturbo narcisistico di personalità.

Il narcisista viene definito per il suo senso di sé grandioso, con la tendenza di accostarsi agli altri come oggetti da usare o abbandonare a seconda dei propri bisogni e incurante dei sentimenti altrui. Insomma uno stronzo arrogante, ficcanaso e invadente che richiede sempre di essere al centro dell'attenzione. Quello che è poco tenuto in considerazione è che esiste anche una forma di narcisismo meno evidente! Si tratta del narcisista schivo, silenziosamente grandioso, che a causa della sua estrema sensibilità verso il rifiuto evita il più possibile di trovarsi al centro dell'attenzione. Si tratta di persone con un profondo senso di vergogna connesso al loro segreto desiderio di esibirsi con modalità grandiose. Questi soggetti osservano e ascoltano gli altri attentamente alla ricerca della pur minima reazione critica e tendono a sentirsi offesi di continuo.

Se il narcisista come descritto dai criteri diagnostici sopra citati è quello che tende ad esibirsi alla ricerca di complimenti e applausi, il narcisista celato mantiene segreti i suoi desideri di grandiosità evitando le situazioni in cui potrebbe essere vulnerabile, studiando attentamente gli altri per apparire "come si deve".

Quindi attenzione a giudicare: poiché tutti noi ci confrontiamo con aspetti narcisistici, dobbiamo sempre stare attenti al potenziale di ipocrisia implicito nell'etichettare gli altri come narcisisti!!! In ultima analisi, poi, a differenza del narcisista celato, il narcisista conclamato tende a dichiararsi felice e dotato di una buona autostima, adattandosi bene alla vita nella nostra società e realtà lavorativa ed economica odierna. Quindi pollici alti e tanti "like" a una sana dose di amor proprio, molto adattiva, soprattutto se significa essere capaci di chiedere di ciò di cui abbiamo bisogno. Se poi viene con una buona dose di autoironia e senso critico, è decisamente una chiave per il proprio benessere psichico!

Che, sinceramente, mi sono definitivamente stufata della vicina di casa ciellina, timida e schiva, che si atteggia a brava e benevola signora e poi t'incula appena le viene comodo. Oppure anche quella gente con cui non puoi litigare perché non ti verrebbe mai e poi a mai a dire cosa c'è che li infastidisce. "Niente, tesoro, va tutto bene. Pace e bene. Amore universale per tutti". Salvo che appena possono, ti rinfacciano ogni singola mossa che hai fatto (manco avessero preso appunti) e quella volta che tirano fuori le palle e ti parlano, scoppiano e ti vomitano addosso tutto. Certo! Perché ai buoni e agli altruisti succede così: si tratta di un meccanismo di difesa tra quelli più maturi (cioè sani) che abbiamo a disposizione ed è la subordinazione dei propri bisogni a quelli altrui. Comportamenti altruistici possono essere usati in funzione di problemi narcisistici. Quindi, prendiamoci tutti un minuto di silenzio per riflettere sugli amici di padre Marella e su quelle signore che si piazzano davanti alla scalinata della Montagnola con i sorrisi inebetiti perché "noi siamo qui per te. Dio è con te, e io ti aiuterò a trovarlo".  Forse, sotto sotto, c'è una buona dose di narcisismo celato?

Signore e signori, tornando ai selfie, vi introduco allo strumento essenziale, fresco fresco appena arrivato dall'ammmerica,  per rimanere pari passo con le nuove tendenze. Ecco a voi SelfiePod, la bacchetta magica per scattare delle selfie perfette, ma non solo: si può anche usare per fare delle riprese sotto alle gonne a pois delle signorine senza farsi notare. ;-)



qui, la amica Sam con il suo mitico SelfiePod. 

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